Stop alle cartelle esattoriali fino al 31 dicembre

Nuovo pit stop per la riscossione coattiva. Il Governo ha bloccato dal 16 ottobre fino al 31 dicembre 2020 la notifica di circa 11 milioni di nuove cartelle esattoriali, il pagamento di quelle già inviate ai contribuenti prima dell’8 marzo e le procedure di pignoramento di stipendi e pensioni.  Con lo stesso decreto slitta a fine anno la possibilità di beneficiare così del bonus di 10 rate non pagate (di regola sono 5), anche non consecutive, prima di decadere dalla dilazione dei pagamenti accordata dall’agente pubblico della riscossione. Unica condizione posta per il bonus è presentare richiesta di rateizzazione delle somme iscritte a ruolo entro il nuovo termine del 31 dicembre 2020.

Versamenti entro fine gennaio

In stand by anche i versamenti delle cartelle notificate prima dell’8 marzo: sia per chi ha scelto le rate sia per chi ha scelto la soluzione unica bisognerà recuperare tutti gli arretrati entro il 31 gennaio 2021, ossia entro la fine del mese successivo al termine della moratoria.

Non cambia, invece, il termine per rottamazione e saldo e stralcio. In questo caso le rate in scadenza nel 2020 e non versate finora andranno saldate entro e non oltre il 10 dicembre. Una data che non ammette deroghe perché non ci sarà neanche il salvagente del lieve inadempimento.

Stipendi e pensioni al riparo

Due mesi e mezzo in più anche per la sospensione dei pignoramenti presso terzi. Il decreto legge, infatti, differisce al 31 dicembre 2020 la sospensione degli obblighi di accantonamento per bloccare presso i datori di lavoro o gli enti di previdenza le somme dovute per stipendi, salari o altre indennità relative al rapporto di lavoro o di impiego, comprese quelle dovute a licenziamenti, nonché le somme dovute a titolo di pensione, indennità o di assegni di quiescenza.

Stop anche a fermi e ipoteche

L’ulteriore estensione della moratoria fino al termine dell’anno porta con sé il congelamento anche delle misure cautelari. Niente avvio, quindi, di fermi amministrativi (le tanto temute «ganasce fiscali» alle auto) né iscrizioni di ipoteche da parte dell’agente della riscossione a tutela dei crediti da recuperare.